Sbarco in quota: cos’è e come prepararsi al meglio
Lo “sbarco in quota” è una delle prassi che spesso viene utilizzata dagli operatori delle piattaforme di lavoro elevabili (PLE). Tale modalità consiste nel raggiungimento di aree sopraelevate con la cesta per poi scendere/salire dalla stessa. Vediamo insieme le indicazioni per potere eseguire lo sbarco in totale sicurezza.
Il fabbricante che ha previsto lo sbarco in quota è tenuto a progettare e realizzare una macchina che tratta e gestisce i pericoli associati an questa operazione e deve garantire la conformità, oltre alla EN 280, ai requisiti essenziali di sicurezza (RES) dell’allegato 1 della 2006/42/CE connessi all’uscita in quota.
Come progettare uno sbarco in quota
Prima di progettare uno sbarco in quota è necessario identificare i fattori principali che lo caratterizzano:
- la tipologia di lavoro da eseguire;
- il luogo dove sbarcare in quota;
- la scelta dell’idonea PLE per sbarcare(ad esempio con braccio orientabile, con o senza stabilizzatori, ecc.).
Per poter sbarcare è pertanto necessario che il fabbricante autorizzi l’utilizzatore mediante idonea procedura se il manuale prevede il divieto di sbarco. Se non c’è il divieto allora l’utilizzatore dovrà prevedere una procedura di sbarco in base a quanto stabilito nel manuale istruzioni.
La scelta della cesta è elemento fondamentale per sbarcare.
I lavoratori che sbarcheranno dovranno essere formati e informati circa i rischi connessi, le procedure da adottare per sbarcare e l’uso dei corretti DPI. I lavoratori interessati alle attività di sbarco saranno:
- l’addetto all’uso della PLE che dovrà, tra l’altro, conoscere la procedura di sbarco;
- i lavoratori che sbarcheranno in quota, i quali dovranno essere formati, informati e addestrati sulle procedure, comprese quelle di emergenza, sull’uso dei DPI necessari e in particolare su quelli di 3a categoria necessari allo sbarco (cordino regolabile in cesta e ulteriore cordino con connettori per le fasi di sbarco);
- l’addetto a terra per gestire eventuali situazioni di emergenza.
I quattro possibili accessi dello sbarco
Lo sbarco in quota può essere caratterizzato da quattro condizioni di accessi:
- Accesso su un’area protetta da parapetti su tutto il perimetro (DPC). In tal caso il lavoratore può sbarcare nell’area sicura sganciandosi dall’attacco della cesta e uscendo dalla stessa. È la condizione ottimale di sbarco anche se evidenzia un pericolo di mancata visibilità dell’addetto alla conduzione della PLE sulla parte bassa della macchina;
- Accesso tangente ad un’area protetta da parapetti ma con l’esposizione alla caduta per movimento della PLE (oscillazioni): è necessario un punto di ancoraggio anticaduta;
- Accesso con un punto di ancoraggio o linea vita disponibili e facilmente raggiungibili dal lavoratore dall’interno della cesta;
- Accesso senza punti di ancoraggio: in tal caso il datore di lavoro dovrà identificare un punto di ancoraggio mobile su cui il lavoratore si connetterà prima dello sbarco.
Anche per queste richieste speciali Magni ha creato un accessorio ad hoc: il modello RRP 10.2,5-3,5.
Si tratta di una piattaforma rotante estensibile con capacità massima di 1.000 Kg adatta per tre persone a bordo. Fabbricata con una paratia apribile sul fronte per facilitare l’ingresso/uscita degli operatori, è anche equipaggiata di sensori che inibiscono i movimenti con cestello aperto. Inoltre, è stato montato un sensore per rilevare il sovraccarico ed una cremagliera con sistema anti-shock per evitare sobbalzi. Questo accessorio è utilizzabile sull’intera gamma Magni: RTH, HTH e TH (per l’utilizzo dell’accessorio è necessario il radiocomando).
È quindi chiaro come in questo tipo di operazioni, dove il rischio è sempre dietro l’angolo, un’attenta progettazione risulta indispensabile. Magni, che di progettazione se ne intende, offre gli strumenti utili e disegna per i diversi tipi di sbarco. Agli addetti ai lavori non rimane prepararsi e scegliere il mezzo più adatto alle proprie esigenze.